DR. FRANCESCA DE MICHELE
Dottoressa ha mai avuto la sensazione di “sentire le farfalle nello stomaco”?
Ecco la frase tipica che molti dei nostri pazienti usano per spiegarci i sintomi della più famosa tra tutte le aritmie cardiache.
Circa 800 mila italiani soffrono di fibrillazione atriale, un’aritmia benigna, che se non riconosciuta per tempo però può predisporre l’insorgenza di ictus ischemici con relativo aumento di rischio di morte. Il meccanismo alla base dell’ictus, come conseguenza, prevede che vi sia un’alterata contrazione atriale, con un seguente rallentamento del flusso sanguigno e formazione di coaguli all’interno del cuore. Questi possono staccarsi, parzialmente o totalmente, passando nella circolazione cerebrale, e favorendo l’insorgenza del cosiddetto ictus.
Tra le cause che scatenano questa aritmia dell’atrio chiamata appunto fibrillazione atriale, spesso troviamo l’ipertensione arteriosa, la predisposizione genetica, il sovrappeso, ed alcune patologie tiroidee, le quali una volta individuate e controllate, migliorano di molto la prognosi.
I sintomi che i pazienti lamentano spesso sono afferibili classicamente a palpitazioni: le classiche “farfalle nello stomaco”, o più aspecifici e, quindi più pericolosi, come stanchezza estrema, sensazione di affanno, e di gonfiore agli arti inferiori.
La diagnosi è molto semplice oggi grazie anche a piccoli device che in telemedicina sono in grado di monitorare e registrare il battito cardiaco nel momento esatto in cui il nostro paziente avverte i sintomi, oppure semplicemente insegnando al paziente a “sentire” il proprio polso e a riconoscere il battito aritmico durante l’insorgenza dei sintomi. Entrambi i metodi, chiaramente, devono poi essere confermati dalle indagini diagnostiche necessarie presso gli studi medici o in ospedale, come l’ECG e l’HOLTER CARDIACO, in grado di monitorare l’andamento del battito cardiaco per 24 ore o anche più dove necessario. Anche l’ECOCARDIOGRAMMA, attraverso segni di ingrandimento atriale, avvalora spesso la conferma della diagnosi.
“Dottoressa ma quanti farmaci ora dovro’ assumere?”
“tutti i necessari” la nostra risposta.
La scelta della terapia dipende molto dal tipo di fibrillazione atriale e verte in maniera particolare alla prevenzione del rischio ictus, qualora i pazienti affetti rientrino in particolari categorie di rischio, attraverso l’uso degli anticoagulanti orali, i quali negli anni hanno dimostrato di ridurre o annullare il rischio di ischemia cerebrale in questi pazienti.